domenica 5 marzo 2017

Messaggio del Card. Arcivescovo Bergoglio per la Quaresima 2013

Come post per la prima domenica di quaresima, pubblico una mia traduzione del testo integrale del Messaggio dell'allora Cardinale Bergoglio alla sua diocesi di Buenos Aires per la Quaresima 2013, l'ultima (iniziata) prima dell'elezione al soglio pontificio. Segue il documento originale dal sito dell'Arcivescovado argentino: http://www.arzbaires.org.ar/inicio/homilias.html



Ai sacerdoti, religiosi e laici dell'Arcidiocesi.
Laceratevi il cuore e non le vesti, 
ritornate al Signore, vostro Dio,
perché Egli è misericordioso e pietoso,
lento all'ira, di grande amore...
Poco a poco, attraverso i media,  ci abituiamo a sentire e vedere la cronaca nera della società contemporanea, presentata quasi con perversa gioia, e ci abituiamo anche a toccarla ed a sentirla intorno a noi e nella nostra stessa carne. Il dramma è nelle strade, nel quartiere, nella nostra casa e, perché no, nel nostro cuore. Conviviamo con la violenza che uccide, distrugge famiglie, accende guerre e conflitti in tanti Paesi del mondo. Conviviamo con l'invidia, l'odio, la calunnia, la mondanità nel nostro cuore. La sofferenza degli innocenti e dei miti non smette mai di colpirci; il non rispetto dei diritti delle persone e dei popoli più fragili non ci è così lontano; il potere assoluto del denaro con i suoi effetti diabolici come la droga, la corruzione, il traffico di esseri umani - anche di bambini - insieme alla povertà materiale e morale sono all'ordine del giorno. Anche la distruzione di un lavoro dignitoso, le dolorose migrazioni e la mancanza di futuro si uniscono a questa sinfonia. E neppure i nostri errori e peccati, come Chiesa, esulano da questo grande quadro. Gli egoismi più personali, giustificati ma non per questo più piccoli, e la mancanza di valori etici in una società che metastatizza nelle famiglie, nella convivenza di quartieri, paesi e città, ci rendono noti i nostri limiti, la nostra debolezza e la nostra incapacità di trasformare questa lista innumerevole di realtà distruttive.

La trappola del'impotenza ci porta a pensare: ha senso cercare di cambiare tutto questo? Possiamo fare qualcosa, di fronte a questa situazione? Vale la pena di provare se il mondo continua la sua danza carnevalesca mascherando tutto per un po'?

Tuttavia, quando la maschera cade, la verità appare e, anche se a molti dirlo suonerà anacronistico, riappare il peccato, che ferisce la nostra carne con tutta la sua forza distruttiva, distorcendo i destini del mondo e della storia.

La Quaresima si presenta come un grido di verità e di speranza sicura, che viene a rispondere di sì, che è possibile non truccarci e dipingere sorrisi di plastica come se niente fosse. Sì, è possibile che tutto sia nuovo e diverso, perché Dio è ancora "ricco di bontà e di misericordia, sempre pronto a perdonare" e ci incoraggia a ricominciare più e più volte.

Oggi siamo ancora una volta invitati ad intraprendere un cammino pasquale verso la Vita, cammino che include la croce e la rinuncia; che sarà disagiato, ma non sterile. Siamo invitati a riconoscere che qualcosa non va in noi stessi, nella società e nella Chiesa, a cambiare, a fare un'inversione di rotta, a convertirci.

Quest'oggi, sono forti e provocatorie le parole del profeta Gioele: Laceratevi il cuore e non le vesti, ritornate al Signore, vostro Dio. Sono un invito a tutte le persone, nessuno è escluso.

Laceratevi il cuore e non il vestito di una penitenza artificiale senza garanzie di futuro.

Laceratevi il cuore e non il vestito di un digiuno formale e di adempimenti che continua a mantenerci soddisfatti.

Laceratevi il cuore e non il vestito di una preghiera superficiale ed egoista che non raggiunge le profondità della propria vita per lasciarla toccare da Dio.

Laceratevi il cuore per dire con il salmista: "abbiamo peccato". "La ferita dell'anima è il peccato: Oh povero ferito, riconosci il tuo medico! Fagli vedere le ferite delle tue colpe. E visto che a Lui non si nascondono i nostri segreti pensieri, fagli sentire il grido del tuo cuore. Muovilo a compassione con le tue lacrime, la tua insistenza, importunalo! Che ascolti i tuoi sospiri, che il tuo dolore giunga fino a Lui fino a che, finalmente, ti possa dire: Il Signore ha perdonato il tuo peccato." (San Gregorio Magno) Questa è la realtà della nostra condizione umana. Questa è la verità che ci può avvicinare all'autentica riconciliazione... con Dio e con gli uomini. Non si tratta di screditare l'autostima, ma di penetrare nelle profondità del nostro cuore e di prendersi cura del mistero della sofferenza e del dolore che ci tiene legati da secoli, migliaia di anni... da sempre.

Laceratevi il cuore in modo che da quella fenditura possiamo davvero guardare a noi stessi.

Laceratevi il cuore, aprite il vostro cuore, perché solo in un cuore squarciato e aperto può entrare l'amore misericordioso del Padre che ci ama e ci guarisce.

Laceratevi il cuore, dice il profeta, e Paolo ci chiede quasi in ginocchio "lasciatevi riconciliare con Dio". Cambiare stile di vita è il segno e il frutto di questo cuore spezzato e riconciliato da un amore che ci supera.

Questo è l'invito, davanti a tante ferite che ci fanno male e che possono portare alla tentazione di indurirci: Laceratevi il cuore per sperimentare nella preghiera silenziosa e serena la tenerezza di Dio.

Laceratevi il cuore per sentire quell'eco di tante vite spezzate, e che l'indifferenza non ci lasci inerti.

Laceratevi il cuore per poter amare con l'amore con cui siamo amati noi, consolare con la consolazione con cui siamo consolati e condividere ciò che abbiamo ricevuto.

Questo tempo liturgico che oggi la Chiesa inizia non è solo per noi ma anche per la trasformazione della nostra famiglia, della nostra comunità, della nostra chiesa, del nostro paese, del mondo intero. Sono quaranta giorni per convertirci verso la santità di Dio; per convertirci in collaboratori che ricevono la grazia e la possibilità di ricostruire la vita umana, affinché ogni uomo sperimenti la salvezza che Cristo ha conquistato per noi con la sua morte e risurrezione.

Insieme alla preghiera ed alla penitenza, come segno della nostra fede nella potenza della Pasqua che tutto trasforma, ci disponiamo anche ad iniziare, come altri anni, il nostro "gesto quaresimale di solidarietà".

Come Chiesa di Buenos Aires che cammina verso la Pasqua e che crede che il Regno di Dio è possibile, abbiamo bisogno che, dal nostro cuore lacerato dal desiderio di conversione e dall'amore, germoglino la grazia ed il gesto efficace per alleviare il dolore di tanti fratelli che camminano insieme a noi. "Nessun atto di virtù può essere grande se con esso non si cerca anche il beneficio degli altri... Quindi, se anche tu passassi tutto il giorno in digiuni, se anche dormissi sulla dura terra, e mangiassi cenere, e sospirassi continuamente, se non facessi del bene agli altri, non faresti nulla di grande." (San Giovanni Crisostomo)

Questo anno della fede che stiamo vivendo è anche l'opportunità che Dio ci dona per crescere e maturare nell'incontro con il Signore che si rende visibile nel volto sofferente di tanti ragazzi senza futuro, nelle mani tremanti degli anziani dimenticati e nelle ginocchia vacillanti di molte famiglie che ancora ancora affrontano la vita senza trovare chi le sostenga.

Vi auguro una santa Quaresima, penitenziale e feconda Quaresima e, per favore, vi chiedo di pregare per me. Gesù vi benedica e la Santa Vergine si prenda cura di voi.

Paternalmente
Card. Jorge Mario Bergoglio S.J.
Buenos Aires, 13 febbraio 2013, Mercoledì delle Ceneri





A los sacerdotes,  consagrados y laicos de la Arquidiócesis.
 Rasguen  su corazón y no sus vestidos;
vuelvan ahora al Señor su Dios,
porque Él es compasivo y clemente,
lento para la ira, rico en misericordia…

Poco a poco nos acostumbramos a oír y  a ver, a través de los medios de  comunicación, la crónica negra de la sociedad contemporánea, presentada casi con  un perverso regocijo, y también nos acostumbramos a tocarla y a sentirla a  nuestro alrededor y en nuestra propia carne. El drama está en la calle, en el  barrio, en nuestra casa y, por qué no, en nuestro corazón. Convivimos con la  violencia que mata, que destruye familias, aviva guerras y conflictos en tantos  países del  mundo. Convivimos con la envidia, el odio, la calumnia, la  mundanidad en nuestro corazón. El sufrimiento de inocentes y pacíficos no deja  de abofetearnos; el desprecio a los derechos de las  personas y de los  pueblos más frágiles no nos son tan lejanos; el imperio del dinero con sus  demoníacos efectos como la droga, la corrupción, la trata de personas - incluso  de niños - junto con la miseria material y moral son moneda corriente. La  destrucción del trabajo digno, las emigraciones dolorosas y la falta de futuro  se unen también a esta sinfonía. Nuestros errores y pecados como Iglesia tampoco  quedan fuera de este gran panorama. Los egoísmos más personales justificados, y  no por ello más pequeños, la falta de valores éticos dentro de una sociedad que  hace metástasis en las familias, en la  convivencia de los barrios, pueblos  y ciudades, nos hablan de nuestra limitación, de nuestra debilidad y de nuestra  incapacidad para poder transformar esta lista innumerable de realidades  destructoras.

La trampa de la impotencia nos lleva a pensar: ¿Tiene sentido tratar de cambiar  todo esto? ¿Podemos hacer algo frente a esta situación? ¿Vale la pena intentarlo  si el mundo sigue su danza carnavalesca disfrazando todo por un rato? Sin  embargo, cuando se cae la máscara, aparece la verdad y, aunque para muchos suene  anacrónico decirlo, vuelve a aparecer el pecado, que hiere nuestra carne con  toda su fuerza destructora torciendo los destinos del mundo y de la historia.

La Cuaresma se nos presenta como grito de verdad y de esperanza cierta que nos  viene a responder que sí, que es posible no maquillarnos y dibujar sonrisas de  plástico como si nada pasara. Sí, es posible que todo sea nuevo y distinto  porque Dios sigue siendo “rico en bondad y misericordia, siempre dispuesto a  perdonar” y nos anima a empezar una y otra vez. Hoy nuevamente somos  invitados a emprender un camino pascual hacia la Vida, camino que incluye la  cruz y la renuncia; que será incómodo pero no estéril. Somos invitados a  reconocer que algo no va bien en nosotros mismos, en la sociedad o en la  Iglesia, a cambiar, a dar un viraje, a convertirnos.

En este día, son fuertes y desafiantes las palabras del profeta Joel: Rasguen el corazón, no los vestidos: conviértanse  al Señor su Dios.  Son una invitación a todo  pueblo, nadie está excluido.

Rasguen el corazón y no los vestidos de una penitencia artificial sin garantías de futuro.

Rasguen el corazón y no los vestidos de un ayuno formal y de cumpli-miento que nos sigue manteniendo  satisfechos.

Rasguen el corazón y no los vestidos de una oración superficial y egoísta que no llega a las entrañas de la  propia vida para dejarla tocar por Dios.

Rasguen los corazones para decir con el salmista:  “hemos pecado”. “La herida del alma es el pecado: ¡Oh pobre herido, reconoce  a tu Médico! Muéstrale las llagas de tus culpas. Y puesto que a Él no se le  esconden nuestros secretos pensamientos, hazle sentir el gemido de tu corazón.  Muévele a compasión con tus lágrimas, con tu insistencia, ¡importúnale! Que oiga  tus suspiros, que tu dolor llegue hasta Él de modo que, al fin, pueda decirte:  El Señor ha perdonado tu pecado.” (San Gregorio Magno) Ésta es la realidad  de nuestra condición humana. Ésta es la verdad que puede acercarnos a la  auténtica reconciliación… con Dios y con los hombres. No se trata de  desacreditar la autoestima sino de penetrar en lo más hondo de nuestro corazón y  hacernos cargo del misterio del sufrimiento y el dolor que nos ata desde hace  siglos, miles de años… desde siempre.

Rasguen los corazones para que por esa hendidura podamos mirarnos de verdad.

Rasguen los corazones, abran sus corazones, porque sólo en un corazón rasgado y abierto puede  entrar el amor misericordioso del Padre que nos ama y nos sana.

Rasguen los corazones dice el profeta, y Pablo nos  pide casi de rodillas “déjense reconciliar con Dios”. Cambiar el modo de vivir  es el signo y fruto de este corazón desgarrado y reconciliado por un amor que  nos sobrepasa.

Ésta es la invitación, frente a tantas heridas que nos dañan y que nos pueden  llevar a la tentación de endurecernos: Rasguen los corazones para experimentar en la oración silenciosa y serena la  suavidad de la ternura de Dios.

Rasguen los corazones para sentir ese eco de tantas vidas desgarradas y que la indiferencia no nos  deje inertes.

Rasguen los corazones para poder  amar con el amor con que somos amados, consolar con el consuelo que somos  consolados y compartir lo que hemos recibido.

Este tiempo litúrgico que inicia hoy la Iglesia no es sólo para nosotros, sino  también para la transformación de nuestra familia, de nuestra comunidad, de  nuestra Iglesia, de nuestra Patria, del mundo entero.  Son cuarenta días  para que nos convirtamos hacia la santidad misma de Dios; nos convirtamos en  colaboradores que recibimos la gracia y la posibilidad de reconstruir la vida  humana para que todo hombre experimente la salvación que Cristo nos ganó con su  muerte y resurrección.

Junto a la oración y a la penitencia, como signo de nuestra fe en la fuerza de  la Pascua que todo lo transforma, también nos disponemos a iniciar igual que  otros años nuestro “Gesto cuaresmal solidario”. Como Iglesia en Buenos Aires que  marcha hacia la Pascua y que cree que el Reino de Dios es posible necesitamos  que, de nuestros corazones desgarrados por el deseo de conversión y por el amor,  brote la gracia y el gesto eficaz que alivie el dolor de tantos hermanos que  caminan junto a nosotros. «Ningún acto de virtud puede ser grande si de él no se  sigue también provecho para los otros... Así pues, por más que te pases el día  en ayunas, por más que duermas sobre el duro suelo, y comas ceniza, y suspires  continuamente, si no haces bien a otros, no haces nada grande». (San Juan  Crisóstomo)

Este año de la fe que transitamos es también la oportunidad que Dios nos regala  para crecer y madurar en el encuentro con el Señor que se hace visible en el  rostro sufriente de tantos chicos sin futuro, en la manos temblorosas de los  ancianos olvidados y en las rodillas vacilantes de tantas familias que siguen  poniéndole el pecho a la vida sin encontrar quien los sostenga.

Les deseo una santa  Cuaresma, penitencial y fecunda Cuaresma y, por favor, les pido que recen por  mí. Que Jesús los bendiga y la Virgen Santa los cuide.

Paternalmente
Card. Jorge Mario Bergoglio s.j.
Buenos Aires, 13 de febrero de 2013, Miércoles de Ceniza

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